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FINOGLIO E LE SUE TELE

La figura del pittore Paolo Finoglio si colloca in una posizione singolare nel panorama variegato della pittura napoletana della prima metà del Seicento. Incerti restano il luogo di nascita e la sua formazione. L'influenza del Caracciolo, evidente anche nella decorazione a fresco della cappella di San Martino alla Certosa (circa 1632) e nel dipinto del Battesimo di San Celso, eseguito verso il 1635 per la cattedrale di Pozzuoli, s'intreccia nel bagaglio formale del Finoglio ad altre successive e più mature esperienze, da quella tardo manieristica alla lezione di Battistello.
Il Finoglio matura così un proprio linguaggio, senza ancora pienamente esprimerlo, con forti tendenze spettacolari, caratterizzato dall'uso di una gamma svariatissima di accordi cromatici, che emerge in opere sia di soggetto religioso, sia di soggetto profano, commissionategli da una ricca clientela privata, cui forniva i propri servigi anche come copista e mercante d'arte. Si colloca in questo contesto la fornitura di dipinti di soggetto mitologico per il Buen Retiro di Madrid e forse l'incontro con Giangirolamo II d'Acquaviva: su un suo proverbiale invito, già prima del 1635,il pittore lasciò Napoli per trasferirsi nelle Puglie,dove tra Conversano e Monopoli visse e lavorò sino alla morte, avvenuta nel 1645. Nel rapporto con il suo mecenate, il Guercio delle Puglie, tradottosi nella realizzazione del monumentale ciclo delle dieci tele delle Gerusalemme Liberata e nelle decorazioni a fresco della volta della chiesa dei SS. Cosma e Damiano e del soffitto della camera nuziale del conte, il Finoglio riuscì a dare il meglio di sé.
L'esecuzione dei dieci dipinti è stata fissata tra il 1640 ed il 1643.Le tele rimasero nelle sale del castello fino al 1938,quando vennero vendute dall'allora proprietario Domenico Ramunni al conte Mazzolini e trasferite a Roma. Solo nel 1978, vendute all'asta dagli eredi, sono state recuperate dal Comune di Conversano. Questo del Finoglio è il ciclo più ricco ,fino ad oggi conosciuto, di dipinti dedicati al poema del Tasso.
Le tele conversanesi rivelano una lettura della Gerusalemme indubbiamente originale, che invece di privilegiare le immagini e gli spunti pastorali, frequentemente celebrati dal gusto secentesco, accentra l'attenzione sugli episodi che cantano "l'arme e gli amori" dei nobili cavalieri tasseschi.

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